Da ormai mille anni, ogni 30 aprile, gli abitanti di San Pellegrino, in ricordo del pellegrino morto e del suo bastone miracolosamente fiorito, dopo aver abbattuto e trasportato fino al paese il pioppo più grande della zona, lo issano mediante funi e scale.
L’ABBATTIMENTO
Sul far della sera, al termine di una cerimonia religiosa, i maggiaioli si recano di corsa verso il posto dove verrà abbattuto il pioppo o maggio, posto che fino a quel momento è noto solo al capomaggio, la guida dei maggiaioli.
Giunti sul luogo prescelto, con l’esclusivo utilizzo di una fune, di asce e della forza delle braccia il pioppo viene abbattuto e caricato su di un carro agricolo detto sterzetto. Insieme ad esso viene caricato anche un altro pioppo più piccolo che fungerà da punta fiorita del bastone del pellegrino. Fatto ciò i maggiaioli trasportano lo sterzetto sino alle porte del paese da dove, al suono delle campane e allo scoppio dei fuochi di artificio, partono per una emozionante corsa sino alla piazza in cui sarà piantato il maggio.
L’ALZATA
Una volta conclusa la “volata” dello sterzetto i pioppi vengono adagiati a terra e, con l’ausilio di asce, privati delle foglie, dei rami e della corteccia. Mentre alcuni maggiaioli si impegnano nella fondamentale fase della giuntura del pioppo grande con quello più piccolo, altri scavano con badili e picconi la buca nella quale verrà inserita la base del maggio.
Inizia a questo punto la parte più delicata ed emozionante di tutta la festa, quella dell’alzata.
Nel silenzio più assoluto, in modo che si possano sentire gli ordini del capomaggio, i mggiaioli iniziano a sollevare l’albero attraverso un preciso gioco di scale e corde. Il maggio inizia la sua lenta scalata al cielo, si possono sentire le corde tendersi e le scale scricchiolare sotto la sforzo, ma alla fine la punta fiorita del maggio svetta nuovamente maestosa tra le stelle di San Pellegrino.
Nei primi giorni di aprile di ogni anno i maggiaioli piantano nuovi giovani pioppi, nel rispetto di quella natura che da mille anni dona loro la gioia di un rito così intenso.
Fonti bibliografiche e fotografiche:
U. Giacometti, San Pellegrino di Gualdo Tadino, 2000 – AA.VV., San Pellegrino, 1975 – Luigi Gaudenzi