Festa del Maggio di San Pellegrino

30 APRILE

Il 30 aprile, a San Pellegrino, non è una data qualsiasi. È un giorno atteso per un anno intero, in cui tutto il paese si muove come un solo corpo, dando vita a un evento che coinvolge l'intera comunità.

LA PARTENZA

Nel primo pomeriggio, quando il sole è ancora alto e le ombre iniziano ad allungarsi tra i campi e i crinali, i maggiaioli si radunano. Indossano la balla sulle spalle e il fazzoletto bianco e verde al collo, segno distintivo della loro appartenenza al paese e alla tradizione. Seguono il capomaggio, che guida con esperienza e rispetto un rito antico, fatto di gesti tramandati e parole essenziali. È lui a dare il via. Con voce ferma, indica la direzione tra vallate e radure. I maggiaioli si mettono in marcia tra sentieri e chiaroscuri, alla ricerca di due pioppi, alti e dritti, fratelli senza saperlo.

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L'ABBATTIMENTO

Quando il gruppo li trova, il passo si ferma. Il silenzio scende. Si comincia a preparare il rituale: si studia la caduta, si fissano le corde, si prende posizione. L’ascia apre il primo solco, i rami vengono tagliati e i tronchi lavorati.

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IL TRASPORTO

Terminata una prima rudimentale pulizia, i due pioppi vengono caricati sullo sterzetto, il carro a due ruote che accompagna ogni Maggio nel suo primo viaggio. Il tragitto verso il paese è lungo e tortuoso. Le voci si rincorrono, le mani si alternano, il sudore scende. Ma è anche una festa: chi assiste incita, applaude, partecipa.

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LA VOLATA

Quando il Maggio varca l’ingresso del paese, è come se il cuore di San Pellegrino si aprisse. I bambini corrono davanti ad annunciare l’arrivo, la gente esce in strada. Il Maggio entra nella piazza, accolto come un ospite d’onore.

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LA GIUNTA

Comincia allora la fase della giunta. I due tronchi vengono accostati, sagomati con precisione e uniti con antiche tecniche e strumenti tramandati di generazione in generazione. Dalla loro unione prende forma un unico corpo, solido e inseparabile.

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LA BUCA

Intanto, al centro del paese, altri maggiaioli scavano la buca. Il lavoro è duro: picconi, pale e mani esperte affondano nella terra finché non appare il fondo, largo e profondo quanto basta per reggere il peso del Maggio.

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L'ALZATA

Quando tutto è pronto, si comincia. L’alzata è un momento sacro. Le corde si tendono, le scale si flettono e i comandi si levano chiari. Il Maggio, imponente, si solleva piano. C’è chi guida, chi controlla l’inclinazione, chi regola la forza. Tutti attorno trattengono il respiro. Centimetro dopo centimetro, inclinazione dopo inclinazione, il Maggio si alza. Servono pazienza, coordinazione e fiducia. Finché, all’improvviso, si erge saldo. È dritto.

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I FESTEGGIAMENTI

Un applauso esplode nella piazza. Le corde si allentano, le scale scompaiono. Il pioppo ora svetta sulle case, accanto al campanile. Non ha rami, né corteccia. È stato spogliato fino all’essenza, levigato dalle mani di chi lo ha innalzato. Solo in cima, come simbolo di identità e memoria, restano un ciuffo di foglie e una bandiera bianco-verde a seventolare nel cuore del paese.

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IL PIOPPO

E lì resterà, per tutto il mese di maggio, a vegliare su San Pellegrino.

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